domenica 15 luglio 2007

pot-pourri

Parla, capisce (spesso fraintendendo) e scrive l’italiano, il francese, l’inglese e lo spagnolo. Pensa in un guazzabuglio di tutte e quattro le lingue, con prevalenza delle prime tre (forse per questo ci piglia poco). Parla e capisce, senza scriverli, il patois franco-provenzale e il piemontese (meglio quest’ultimo del primo). Capisce, ma non si avventura a parlarlo, il campano.
Ascolta poco, interrompe molto.
Non sempre condivide ciò che pensa e spesso non ha notizie di sé.
Depreca il fatto che oggi etica e onestà siano oneri indeducibili.
Talvolta canta fuori del coro per necessità (non capisce chi sia stonato, se lui o il coro...).
E’ convinto assertore dell’applicabilità del secondo principio della termodinamica fuori della fisica e della legge di Gresham fuori dell’economia.
Preferisce Giacomo a Paolo, Agostino a Tommaso, Alessandria (Iskandar, non quella del “lampo giallo al parabrise”) a Roma.
Considera “Out of control” di Kevin Kelly uno dei dieci libri.
Ama l’atletica, odia l’atletismo. E’ autore dell’unica definizione comprensibile di doping (“quello che fanno gli altri”) e, come riporta il New York Times, ha affrontato fin dagli anni ’60 il problema della superstizione nello sport (“italian men and russian women never shave before competition”).
Ha appreso da Giordano Maioli in tempi non sospetti la differenza tra geishe e bageishe.
Ha definito con precisione il confine tra erotismo e pornografia (che comunica solo in privato).
Partecipa ma non appartiene: in merito approva incondizionatamente la distinzione di Fernando Savater.
Odia il terzo escluso, soprattutto quando sono gli altri a servirsene.